Une étrange aventure

« Mon esprit était fort inquiet. J’avais mes bonnes raisons. Je souhaitais quand même que la marche faite en flânant soulageât un peu mon inquiétude nerveuse. »
Dans une île imaginaire de l’archipel des Caraïbes, un homme jongle entre ses fonctions de médecin et de politicien dans une lutte acharnée pour la restauration d’un bonheur évanoui dans son pays natal.
Ravagée par la violence surnaturelle de la nature et par les décisions de dirigeants incapables, cette terre mérite son salut et notre héros est fermement résolu à faire rayonner à nouveau les espoirs et les joies disparus.
Giorgio De Piaggi a longtemps travaillé en Provence. Rentré en Italie, il a enseigné la littérature française aux Universités de Salerne, de Bologne et de Gênes, dont il est professeur émérite. Il conjugue son activité d’enseignant et de chercheur avec celle de romancier. Après Un jour à Marseille et Ô Sorbonne !, Une étrange aventure est son
troisième roman paru aux Éditions du Panthéon.
Ô Sorbonne!, Editions du Panthéon, Paris, 2016, 240 p. Euro 14,60

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« Mais qu'est-ce que j'y foutais, moi, se dit P'titjean, dans cette auberge mystérieuse, en plein Moyen Âge, en compagnie de gens aussi bizarres? Comme cet abbé trop plein de science, qui pour faire étalage de son érudition ne parle que par sentences ? Ou ce ménestrel ambulant qui se fait passer pour troubadour et qui assure sa substance quotidienne en se traînant par les tavernes pour échanger d'improbables générosités avec ses chansons d'amour courtois? » À tout juste 18 ans, P'titjean est un jeune homme lunaire et rêveur,absorbé par la lecture. En mouvement constant, il s'invente d'autres personnages, d'autres lieux, d'autres liaisons, si légères et si fluides que son corps et son esprit voltigent dans les nuages, dans un univers étrange et lointain. Et c'est ainsi qu'au cours de ses rêveries, le temps court, se dérobe et s'emporte. En un rien il passe d'une époque à l'autre, d'un lieu au suivant, sans souci de précision. Alternant entre imagination et réalité, il se double en un P'titjean illusoire, au gré des époques et des espaces. Au travers de ce roman, Giorgio De Piaggi s'empare à nouveau de ce qu'il aime à tordre, distendre, rendre impalpable ou au contraire inévitable : le temps et l'espace. Éthérée, parfois troublée, il recrée une temporalité reflétée par le seul prisme de l'imagination, insoumise aux caprices des hommes.
Giobatta e gli altri, Guida, Napoli, 2016, 208 p. Euro 15,00

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"La vita", afferma un personaggio, "non è né dolce né amara ma soltanto quella che è, è così. La mia storia è soltanto una storia del mondo e di quello che vi è successo". Come la vita d'ogni essere umano è caratterizzata da una sua impronta specifica, così l'anima della maggior parte dei personaggi che vivono in questi racconti - il vecchio Giobatta, l'adolescente Orazio, il mistico Serafino, Vincenzo il visionario, Biagio l'utopista, ed altri ancora - è marcata da una varietà di personalità e di temperamenti che si distinguono per i loro tipici modi di reagire e di comportarsi. Alcuni, tormentati da profonda inquietudine e da un senso di contrarietà nei riguardi della società in cui sono costretti a vivere, vagano da uno stato di lucidità all'incoerenza, altri, ossessionati dal pensiero della morte imminente, precipitano in una condizione demenziale, altri ancora, mossi dal desiderio di libertà o d'emancipazione, cercano nuovi contatti con la vita e trovano l'amore. Il narratore li coglie nell'estraneità che li separa dal loro mondo ma anche nella loro capacità d'affrancamento.
Un jour à Marseille, Editions du Panthéon, Paris, 2015, 160 p. Euro 14,60

« Il est presque onze heures et je me retrouve toujours assis sur ce banc de la Plaine. Seul. Avec mes pensées. Avec mes souvenirs. Mais je ne me plains pas. Je suis heureux, comme on peut l’être à mon âge. »
Profitant d'un rendez-vous donné dans le sud de la France, un professeur italien à la retraite décide de passer un jour à Marseille, où il a vécu bien des années plus tôt. En tête-à-tête avec ses mémoires de jeunesse, il se balade dans la cité phocéenne, et emprunte les mêmes chemins qu’un demi-siècle auparavant. Sa solitude momentanée favorise la méditation, éveille son esprit et font ressurgir une foule de souvenirs de jeunesse. Si certains sont attendrissants, joyeux ou amusants, d’autres sont au contraire pénibles et accablants. Troublé, le promeneur s’égare dans le passé qu’il est en train de recréer.
La storia stravagante di un novizio parigino, Delta3, Grottaminarda (AV), 2015, 205 p. Euro 16

Un giorno l’autore ritrova a Aix-en-Provence, dove risiede, un manoscritto al mercato delle pulci, incastrato in un grosso volume, che acquista; un libretto senza nome d’autore e senza titolo con l’indicazione a matita: XVI secolo Venticinque fogli, brandelli di una storia alquanto stravagante.
Consapevole che l’edizione d’un testo francese del Cinquecento – per di più in uno stato pressoché illeggibile – può interessare soltanto una ristrettissima cerchia di lettori specialisti, l’autore ha preso lo spunto per scrivere un lungo e libero racconto in italiano, che viene qui presentato.
Il testo presenta tre stadi di narrazione: dopo un breve inizio nel quale il giovane “novizio” riferisce sulla sua esperienza fisica e spirituale con l’abbazia, si passa ad abbozzare due storie d’amore. L’ultima parte è interamente immersa nella tragicità del massacro di San Bartolomeo (1572), rivissuto in presa diretta dal giovane narratore.
Un testo che presente, dunque, notevoli differenze di contenuto e, quindi, di scrittura, dove si alternano vicende tra il sentimentale, il comico e il tragico.
Grande protagonista del Diario, che in maniera occulta permea i vari stadi della arrazione è il Potere terreno e metafisico.
Armando o il gioco del buon demone, MEF L'Autore Libri Firenze, Firenze, 2013, 123 p. Euro 15

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Nell’equivoco incontro tra amabile conversazione, affabulazione e paranoia, il racconto si struttura quasi interamente sul fitto dialogare, durante alcune sere di seguito, tra due signori di buona cultura seduti al tavolino d’un caffè in prossimità del casinò di Sanremo. Col passare delle sere gli incontri, molto formali all’inizio, si dilatano nel tempo e nello spazio, gli argomenti della conversazione si arricchiscono, si personalizzano, si complicano, e anche i protagonisti si trasformano a poco a poco, evidenziando personalità assai differenti da quelle iniziali, fino al finale surreale, che costringe uno dei due interlocutori, la voce narrante, ad interrogarsi sul possibile significato da attribuire al misterioso caso in cui si è trovato inopinatamente coinvolto, ondeggiando su diverse, possibili soluzioni, che lo lasciano, pur tuttavia, angosciosamente interdetto per la loro evidente incoerenza.
La zarina e le altre - Una favola, Liberodiscrivere edizioni

Genova, 2012, 91 p. Euro 9
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Se è vero, come suggerisce Bruno Bettelheim, che una favola sembra essere, nel suo stato genuino, una storia in cui esseri privi di ragione, e a volte inanimati, vengono fatti a fini di educazione morale, agire e parlare con passioni e interessi umani, quali suggerimenti allegorici può offrirci la vicenda straordinaria della gatta Zarina, la quale, amorevolmente allevata ed educata dalla sua padrona durante lunghi anni d'apprendimento, s'impossessa a tal punto della superiore facoltà del pensiero e del linguaggio umano da costituire, nella comunità gattesca da lei dominata, una struttura sociale aberrante? Follia della padrona, che vuole sfidare le leggi della ragionevolezza, o follia della gatta, che, a sua volta, vuole stravolgere le leggi della natura? O follia d'entrambe?
Visita al castello senza ritorno (romanzo), Schena Ed., Fasano di Brindisi, 2000, 95 p. Euro 7

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Quale strano impulso ha indotto il cineasta Contardo Ferrari a visitare, nottetempo, le sale del castello reale di Blois? E l’accoglienza che racconta d’aver ricevuto è frutto d’allucinazione mentale o è soltanto una farsa grottesca?
Concerto per strumenti scordati (raccolta di racconti), Schena Ed., Fasano di Brindisi, 2001, 179 p., Euro 9.30.

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In verità, non sono tanto gli strumenti ad essere scordati, in questo concerto, quanto i suonatori ad essere stravaganti!… Che sia l’atleta che s’immagina di risolvere il suo problema con la magia, o Cesarino, il vagabondo, che esterna le sue opinioni da povero naufrago della strada, o ancora il grande professore che si smarrisce nel ricordo di un’isola lontana, gli eroi di questi brevi racconti propongono situazioni umane bizzarre, narrate, ora in presa diretta con la comune banalità della vita, ora nel gioco paradossale del fantastico
Nel giardino di mio padre (romanzo), Schena Ed., Fasano di Brindisi, 2002, 195 p. (premio speciale della giuria “ 21° Premio nazionale Valle dei Trulli, 2004”), Euro 9.30.

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Si ripropone nel romanzo, in forma paradossale, l’eterna questione della preparazione giovanile alla vita, con le abituali difficoltà di adattamento che il ragazzo incontra nei confronti del mondo degli adulti. Condizione esistenziale che si personifica nel protagonista, Janin/P’tijehan, l’uno che doppia l’altro, in una continua alternanza tra realtà e sogno, sogno e realtà, e in una dilatazione surrealistica dei limiti cronologici –dal Medioevo al Novecento– e degli spazi –da Marsiglia/Lione a Parigi, e di nuovo a Marsiglia. La tematica educativa non si racchiude, tuttavia, in se stessa, ma si arricchisce, e si complica, con la tematica più generale dell’emarginazione sociale, di cui già si è interessato l’autore in alcuni suoi racconti precedenti. Seppure a livello diverso, quasi tutti i personaggi del romanzo sono degli emarginati, incominciando dallo stesso protagonista, a causa d’un certo disagio che incontra nel rapporto con gli altri, con i familiari in primo luogo, anche se, in fondo, si tratta d’una sorta d’emarginazione volontaria, preferendo il ragazzo, di temperamento inquieto e fantasioso, allontanarsi dalla realtà quotidiana per rifugiarsi fra i fantasmi della Storia.
La riflessione intorno a tematiche esistenziali così pregnanti e complesse si sviluppa, nel corso d’una narrazione fondata più su una vivace conversazione che sull’azione, su un tono quasi sempre giocoso, divertito, che trapela dalla voce narrante ed imprime al racconto un umorismo efficace, mediante una lingua colorita da un’espressività forte, corposa, tale da restituire intatta la tensione paradossale che attraversa l’avventura.
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